Lecce – “Stanotte ho sognato che Lecce aveva vinto, ed eravamo andati tutti a fare il bagno nella fontana di piazza Mazzini, e per strada c’erano stati caroselli di macchine fino a notte fonda, come quando l’Italia ha vinto i mondiali nel 2006. Poi mi sono svegliato, mi sono accorto che era stato solo un bel sogno, e mi sono messo a piangere.” A parlare è uno dei volontari che ha trascorso gli ultimi 18 mesi della sua vita insieme al progetto guidato da Airan Berg per Lecce 2019, un ragazzo giovane, che non vuole essere citato ma non riesce a nascondere la commozione nel ripercorrere con la mente la strada che lo ha portato fin qui. “Io ci ho creduto veramente. Erano mesi che si vociferava che avrebbe vinto Matera, ma nonostante tutto io continuavo a crederci, e come me tutti quelli che hanno lavorato e contribuito al progetto, occasionalmente e non.”
Questa è una delle tante testimonianze dei “delusi” di Lecce 2019, quelli che ci hanno sperato, quelli che ci hanno creduto, quelli che hanno lottato dall’interno, quelli che sono rimasti in disparte a tifare. Ci sono i polemici, come il signor Mario, proprietario di un’attività commerciale del centro, a cui proprio non va giù la sconfitta: “Mi chiedo come abbiano fatto a far vincere una città che non è neppure dotata di una ferrovia decente! Per arrivare a Matera da Bari bisogna prendere un treno delle FAL, Ferrovie Appulo-Lucane, che ci impiega 60 minuti, se tutto va bene. I collegamenti sono scarsi. La sera dopo le otto la città muore, non c’è il movimento di giovani che c’è invece qui a Lecce. E poi, Matera non ha il mare…”.
Ci sono i rassegnati, come T., che frequenta l’università del Salento, e ritiene che fosse “…già tutto deciso. Se volevano fare beneficienza alla città di Matera avrebbero potuto evitare questa farsa”. Ci sono anche gli “sportivi”, quelli che hanno preso la sconfitta con filosofia (e tra cui si possono annoverare le personalità politiche di spicco che hanno preso parte al progetto, in primis il sindaco Paolo Perrone, l’assessore Alessandro Delli Noci, lo stesso direttore artistico Airan Berg). L’umore di questi ultimi rispecchia quello che dovrebbe essere lo spirito di ogni battaglia persa: ogni fine è l’inizio di qualcosa di più grande. Una città ha vinto, ma nessuna ha perso, quello che si è fatto finora per riqualificare questa città, per portarla in una posizione di prestigio, si può continuare, con le forze di tutti quelli che ci hanno creduto e si sono spesi per il raggiungimento di un obiettivo così importante.
Indubbiamente ci vorrà più tempo, perché, sportività a parte, Lecce una cosa l’ha persa: il denaro che lo Stato ha deciso di destinare alla Capitale della Cultura per l’anno 2019.
Cosa avrebbe potuto fare il Comune con quel denaro? Secondo la signora Gina, proprietaria di una lavanderia, il cui figlio è stato più volte coinvolto nelle iniziative di Lecce2019, “la città con quei soldi tutto poteva sistemare. Il parcheggio al Mercato dei Fiori, il teatro Apollo, la zona Carlo Pranzo.” Immancabile il riferimento al filobus, da parte del signor O., cinquant’anni, leccese “Con quei soldi avrebbero dovuto smantellare i pali del filobus, che non servono a niente. Secondo me abbiamo perso perché quando sono venuti a visitare la città si sono spaventati a vedere quell’orrore”. C’è ancora qualche sognatore, come R., neanche maggiorenne, studentessa del liceo scientifico De Giorgi, convinta che con quei soldi “Lecce avrebbe potuto creare una splendida area concerti, dove far esibire artisti importanti, magari internazionali. E poi chissà, se avanzava qualcosa avrebbero potuto darla ai cittadini…”
C’è però una considerazione da fare, a onor di cronaca. C’è sempre una doppia faccia della medaglia, perché non tutti sono delusi dalla sconfitta di Lecce. Se è vero che in queste ore i messaggi sul web e sui social network sono quasi tutti incentrati sul senso di unità che questo progetto ha creato, e sull’entusiasmo che non bisogna perdere dal momento che è necessario continuare a lavorare per rendere la città un posto migliore, ci sono alcuni cittadini che non hanno mai creduto nel progetto. Come A., quarant’anni circa, che si definisce “operatore culturale”: “A mio parere Lecce non ha mai avuto alcuna chance di vincere. Come può vincere una città in cui la cultura ha così poco valore, in cui i teatri sono quasi sempre semivuoti, in cui ai concerti ci vai solo se ti regalano l’accredito o se il biglietto costa 5 €? Forse Lecce come città avrebbe meritato, ma sono i leccesi che non meritavano questa vittoria, per l’approccio che hanno avuto nei confronti dell’iniziativa”.
E ancora I., giornalista di un paese della provincia di Lecce, è ironico nei riguardi della visita che lo scorso 6 ottobre è stata fatta dalla commissione che giudicava le sei città finaliste: “Innanzitutto quel giorno pioveva, e già questo doveva far presagire l’esito negativo. Poi è stato abbastanza deprimente vedere come nel giro di una sola notte fossero stati coperti tutti gli obbrobri della città “alla bell’e meglio”, con pannelli adesivi posti sulle impalcature della zona Carlo Pranzo, con cartelloni vari che inneggiavano a Lecce Capitale della Cultura. Si poteva riconoscere tranquillamente quale sarebbe stato il percorso della giuria all’interno della città, perché tutto il resto è ancora nel degrado. E poi ieri era anche venerdì 17, e negli ultimi anni a Lecce, anche calcisticamente parlando, la sorte non ci accompagna”.
Che sia stata anche una questione di fortuna o meno, i fatti parlano chiaro, Lecce non ha vinto. Ma, come ha ribadito il sindaco Paolo Perrone questa mattina in conferenza stampa, non ci si ferma qui. Bisogna continuare, con entusiasmo, a portare avanti questo progetto, per la città, per i cittadini, per chi ci ha creduto e per chi si è speso per realizzare un sogno. Un sogno che non si chiama più #noisiamoLecce2019, ma che si chiama #noisiamoLecce, o ancora meglio, #noisiamoSalento. Un sogno che alcuni ragazzini delle scuole vogliono ancora realizzare, magari puntando alla prossima candidatura dell’Italia. E poi, alla fine, se i turisti stranieri, arrivando a Bari, si renderanno conto che Matera è troppo difficile da raggiungere, potranno sempre venire a trovarci. Almeno da Bari il treno per Lecce c’è.
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