Novoli (Le) – La parola data è stata mantenuta. E soprattutto ha contribuito il tempo, che è stato clemente. Il concerto dei Sud Sound System, previsto per la serata del 17 gennaio in piazza Tito Schipa ma poi rinviato per problemi di sicurezza a causa della pioggia insistente, si è svolto il 18 gennaio, come assicurato dagli organizzatori dell’evento.
Ad aprire lo spettacolo alle 21.15 circa sono stati gli Steela, gruppo salentino caratterizzato da un sound reggae potentissimo innovativo ma allo stesso tempo vicinissimo alla tradizione giamaicana. Il loro live è durato all’incirca un’ora, tempo in cui la piazza gremita ha cominciato a scaldare mani e cuori in attesa dei superospiti. E il trio vocale, composto da Teron Fabio, Don Rico e Nandu Popu (questi i nomi d’arte rispettivamente di Fabio Miglietta, Federico Vaglio e Fernando Blasi) è salito sul palcoscenico intorno alle 22.45 facendo esibire prima alcuni tra i loro compagni, tra i quali Papa Gianni. Un vero e proprio bagno di folla quello della serata del cosiddetto “giorno dei paesani”, una piazza completamente gremita che ballava al ritmo dei loro pezzi più famosi. La scaletta del concerto, infatti, ha previsto prima una serie di canzoni tratte dai loro album più recenti, per poi passare ai pezzi che nel corso degli anni hanno ottenuto maggior successo, i loro “classici” si potrebbe dire; quindi si sono esibiti in “Bisogno d’amore”, “Ciao amore”, “Le radici ca tieni”, “Sciamu a ballare”, “Beddha carusa”, “Dammene ancora”.
Da sottolineare la grande ovazione della piazza alle parole di Don Rico spese per presentare il loro singolo “Terra mia”: si è rivolto ai giovani, ha infuso speranza e coraggio affinchè possano cercare di prendersi il futuro che spetta loro, non mancando di assegnare responsabilità alla classe politica governante. Ha fatto, poi, un riferimento specifico al caso dell’Ilva e a tutte le industrie dannose di Taranto e del Salento, auspicando che Sant’Antonio possa illuminare gli animi degli imprenditori, conducendoli verso le giuste soluzioni. Immancabile pezzo di chiusura è stato “Orizzonti”, singolo realizzato in collaborazione con Riva Starr nel 2011, che ha fatto ballare l’intera piazza per l’ultima volta, intorno alla mezzanotte e mezza.
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(Servizio fotografico a cura di Cosimo Ricciato)
Il gruppo salentino, dunque, si è dimostrato all’altezza delle aspettative, in barba a chi diceva che avrebbero cantato solo quattro o cinque canzoni; anzi, lo stesso Nandu, prima di salire sul palco e dare inizio allo spettacolo ha volentieri scambiato quattro parole con noi inviati di “Paise miu.com”:
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Domanda di rito Nandu: quanto conoscevate la Fòcara? Siete mai venuti qui a viverla in prima persona?
“Purtroppo nessuno di noi è venuto qui a gustare la festa direttamente come ogni persona qui presente stasera, ma la fama di questo grande evento ovviamente è arrivata fino a noi e siamo orgogliosi di essere finalmente qui. Anzi, è da molti anni che il Comitato Feste Patronali cercava di farci venire, ma per un motivo o per un altro non è stato mai possibile; ma finalmente oggi, quest’anno, siamo qui!”
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Quale canzone vi sentireste di dedicare ad un evento di tal genere?
“Beh, ce ne sono tante… in fin dei conti ‘la notte della Focara’ rappresenta il Salento nella sua complessità e tutte le nostre canzoni hanno questa peculiarità. Siccome parliamo di falò e di fuoco ci sarebbe da dire ‘Fuecu su Fuecu’ che sarà la prima canzone che eseguiremo nello show o anche ‘Terra Mia’”.
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Sicuramente potremmo dire anche “Le Radici ca tieni”; a tal proposito, cosa ne pensate riguardo a questo connubio tra arte contemporanea (numeri, cavalli, ecc) e radici, tradizione?
“In effetti l’installazione dei numeri sul falò o dei cavalli come l’anno scorso fa storcere un po’ il naso, sembra quasi come aver imbrattato un vecchio monumento, ma alla fine per guardare avanti bisogna sempre rivolgere uno sguardo al passato, quindi… perché dire di no?”
In conclusione è giusto menzionare il lavoro delle forze dell’ordine rappresentate dall’Arma dei Carabinieri e del Personale del 118, intervenuti prontamente nei casi di piccoli ma giustificabili disordini e di lievi malori tra le persone del pubblico.
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