“Vediamo quando muori”: Claudia Alivernini nel mirino dei NO VAX

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Claudia Alivernini, 29enne, infermiera presso l’Istituto Spallanzani di Roma, è stata la prima a essersi sottoposta al vaccino anti covid in Italia, il 27 Dicembre. Un gesto con cui la donna ha mostrato grande altruismo e fiducia nella scienza e con cui ha dato voce a tutti gli operatori sanitari che hanno vissuto in prima persona gli orrori della pandemia. Un gesto che avrebbe dovuto suscitare ammirazione e profondo orgoglio. Tuttavia, non è stato così. Ancora una volta, i leoni da tastiera non hanno tardato a farsi sentire.

“Vediamo quando muori” si legge in uno dei tanti commenti rivolti alla giovane donna presa di mira dai no-vax e diventata oggetto di insulti e addirittura minacce di morte, che l’hanno costretta a chiudere tutti i suoi profili social.

Eppure, Claudia non ha commesso nessuno sbaglio. Ha scelto di fare qualcosa che l’umanità fa da centinaia di anni e che ha salvato milioni di vite. Vaccinandosi, ha solo voluto proteggere se stessa e gli altri.

Ma in questo periodo più che mai, i vaccini sono diventati un nemico. Secondo alcuni, chiunque li promuova o li somministri a se stesso o ad altri è vittima di un complotto che solo pochi ribelli e temerari hanno smascherato, mentre il resto della popolazione, incapace di comprendere, si sottomette al volere dello Stato. Tesi fondata NON su ricerche o studi scientifici, ma su ciò che si legge nelle bacheche di Facebook.

I sostenitori di questa ipotesi, i no vax che hanno insultato l’infermiera sono gli stessi che reclamano a gran voce la libertà. Invocano il diritto di autodeterminazione per se stessi, quindi la libertà di non vaccinarsi, ma non rispettano chi, invece, decide di farlo.

E no, non travisiamo la realtà: offese e minacce non rientrano nella libertà di opinione o di critica, sono solo l’espressione del dilagare di ignoranza mista a disinformazione, che rischia di diventare una seria piaga sociale.

Claudia però ha risposto con intelligenza, affermando che non si aspettava tanta cattiveria, ma che non esiterebbe a rifare il vaccino. Avrebbe dovuto e dovrebbe continuare a ricevere ben altro tipo di messaggi. Dovrebbe sapere che siamo tutti al suo fianco, che la ringraziamo per aver scelto di esporsi in prima persona, ma soprattutto per il contributo che lei e tutti i medici e infermieri hanno SCELTO di dare in questo periodo difficile, non esitando a schierarsi in prima linea nella lotta contro il Covid.

Dicevamo che dal virus ne saremmo usciti migliori umanamente, poiché ci ha permesso di comprendere l’importanza della solidarietà, dell’unione, ma guardando la realtà, dobbiamo tristemente ammettere di aver solo dato inizio a una grossa deriva culturale.