Lecce, una personale di Adi Kichelmacher nel museo ebraico, per non dimenticare

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Lecce – Il Museo Ebraico – Jewish Museum, sorge a Lecce all’interno di Palazzo Personè -Taurino in Via Umberto I.

Il progetto museale – inaugurato nel maggio 2016 – è frutto di un’iniziativa privata, in partnership con l’Università del Salento, nata dalla volizione di riportare alla luce la storia della Lecce medievale, con particolare riferimento alla locale comunità ebraica che, a differenza della maggior parte dei centri italiani, sembra aver rimosso ogni traccia del periodo compreso tra la fine dell’era antica e gli inizi dell’età moderna.

Il Museo, sotto l’ala direttiva del professor Fabrizio Lelli (docente di Lingua e Letteratura ebraica all’Università del Salento), si avvale della consulenza scientifica di Paul Arthur, docente di Archeologia medievale all’Università del Salento e direttore della locale Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu”, di Fabrizio Ghio, libero professionista architetto ed archeologo, e di David Katan, docente di Lingua e traduzione inglese all’Università del Salento, responsabile delle traduzioni dei materiali informativi del Museo.

Nel corso degli anni, l’attività si è ampliata: da semplice percorso espositivo, il Museo è diventato sede di mostre ed eventi culturali che ripropongono al pubblico spunti di riflessione sull’identità ebraica.

Attualmente presso il Museo è possibile visitare, fino al 31 ottobre 2020, la mostra dell’artista Adi Kichelmacher “Le tracce del treno della vita. Tra arte e documenti per non dimenticare”.

L’artista israeliana, ha dato vita ad una mostra sulla storia della sua famiglia.

Le sue opere mettono in risalto uno spaccato dell’Europa del Novecento con particolare attenzione alle persecuzioni contro il popolo ebraico, le leggi razziali e le deportazioni nei campi di concentramento.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” e credo che in queste poche parole di Primo Levi, tratte da “Se questo è un uomo”, si riassuma il significato più profondo del Giorno della Memoria.