Spinazzola, una città pugliese da riscoprire

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Muovendosi nell’interno della provincia di Barletta-Andria-Trani (centro settentrionale della Puglia), si incontra un paesaggio ricco di distese di granaglie che si arricchisce per la presenza di edifici rupestri particolare (jazzi) che rimandano ai tratturi e alla transumanza, oltre a boschi, fontane e vari corsi d’acqua tanto che, in alcuni tratti, non sembra essere in Puglia.

Di questo quadretto ‘bucolico’ esiste una cittadina, poco lontana dai grandi centri, di nome Spinazzola, adagiata ai piedi delle Murge e confinante con alcuni comuni della provincia di Potenza, Palazzo San Gervasio e Montemilone, e altri come Gravina in Puglia, Minervino Murge, e Ruvo di Puglia.

Allontanandosi qualche chilometro si arriva ad altri luoghi significativi come la fortezza di Castel del Monte (Castello di Santa Maria del Monte, frazione di Andria) fatta costruire da Federico II di Svezia mentre, spostandosi verso Potenza (area del Vulture-Melfese), si giunge a Venosa, la città del poeta latino Orazio.

Facendo tappa a Spinazzola non è difficile percepire di trovarsi in un territorio che conserva ancora tracce della Basilicata visto che apparteneva al distretto di Matera fino al 4 giugno 1811 allorquando Gioacchino Murat ne deliberò lo spostamento in Terra di Bari e dal 2004 è stata ricollocata nell’attuale provincia (BAT).

Per il centro del paese si notano molte chiese e palazzi anche di impianto settecentesco che fanno presagire l’antica presenza di una borghesia medio-alta e di alcune famiglie nobili.

Sostando vicino alla centralissima Chiesa del Purgatorio, in particolare sul campanile, si legge: «PINUS ERAT: CIRCUM STRUXERUNT MOENIA CIVES ET FACTA EST CIVITAS QUAE PRIUS ARBOR ERAT» con sopra lo stemma (torretta con albero di pino), sormontato da una corona che rimanda allo stesso gonfalone.

In sostanza si intuisce che le origini di questa cittadina sono rintracciabili intorno ad un pino come confermato anche da fonti del XIX secolo.

In un documento si legge: «ex pino: olo si disse Espinosolo, poi Spinosolo da ultimo Spinazzola», mentre la successiva interpretazione, più dettagliata, chiarisce che «Questa città corrisponde all’antica stazione militare romana ad Pinum, per cui passava la via Appia. Dicesi che dall’esistenza di un insigne pino abbia tratto il nome; cioè da ex pino solo, sia derivato espinosolo, poi Spinosolo e da ultimo Spinazzola»; non mancano inoltre anche riferimenti ai nomi Spinacium castrum (XII sec.) e Spinaciolae castrium con i Normanni.

Sempre in documenti ottocenteschi Spinazzola è descritta come città ricca di vie larghe, piazze, sei chiese, indicando altresì il Duomo come edificio vasto ed imponente cui se ne aggiungono altri privati, decisamente interessanti dal punto di vista architettonico. Si segnala altresì la presenza di un Ufficio postale e telegrafico oltre alla Pretura Mandamentale alle dipendenze del Tribunale Circondariale di Bari e altre amministrazioni.

Inoltre il seguente passo apre altri scenari: «Gli avanzi dei monumenti antichi che vi si rinvengono mostrano che fu già una città più considerevole che non lo sia oggidì» annunciando e confermando che si tratta di una città molto antica e ricca di storia (già a partire, probabilmente, dal Neolitico) e che purtroppo, come per molti altri territori del Sud, ben poco è rimasto o recuperato.

Tuttavia sono visibili ancora tracce di mura medioevali del Castello del Garagnone (Strada Statale 97), di un Ospedale templare, di un altro Castello normanno e, poco distante, nei pressi di un boschetto, anche la presenza del Santuario di Maria Santissima del Bosco (XVI-XVII secolo).

Dulcis in fundo si raccomanda al visitatore, prima di andare via, di sostare nel borgo antico ove è ancora possibile percepire l’impressione del tempo che si è fermato tanto basti da diventare ambito set cinematografico già dal 1963 con il film I basilischi per la regia di Lina Wertmüller. Avvolti dal silenzio del luogo, nell’abbondanza dei pensieri, ci si rende conto che i millenni trascorsi in questo luogo, non sono altro che «Una manciata di tempo. Polvere in confronto a un unico sguardo dell’eternità» (H. Hesse).

Se nella parte meno antica della cittadina è possibile ‘incrociare sguardi di chi abita questo tempo’ in quell’altra, in particolare nelle menti più inquiete, è possibile ritrovare lo stesso sguardo di due importanti personaggi nati a Spinazzola: il gesuita linguista e missionario in Cina Michele Ruggièri (Spinazzola, 28 settembre 1543 – Salerno, 11 maggio 1607) e Antonio Pignatelli, divenuto in seguito papa con il nome di Innocentius PP. XII (Spinazzola, 13 marzo 1615 – Roma, 27 settembre 1700). Entrambi i religiosi oltre a ricordaci che alla nostra precaria esistenza è possibile andare oltre (eternità) avvertono che per visitare questo luogo c’è bisogno della capacità di saper leggere e vivere dentro la storia (intus legere), condizione necessaria per percepire l’antica bellezza del borgo e di una terra che aspetta ancora la propria Renaissance.

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Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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