Festeggiata per la prima volta in Italia nel 1922, la “festa della donna” nasce negli Stati Uniti nel 1909, per l’esattezza il 28 febbraio, per volontà del Partito Socialista americano che decide di organizzare una manifestazione a suffragio universale della donna.
l’8 marzo 1946 vide la comparsa del suo simbolo, un fiore; la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo. Nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite stabilisce che ogni Paese debba istituire una giornata per i diritti delle donne e la pace internazionale; dunque, tutti uniti nel mondo per riflettere sulle discriminazioni subite dalle donne nella partecipazione alla vita politica e sociale.
Tutto ciò si trasforma, negli anni, più in un rito consumistico con orde di donne che in poche ore vogliono fare la baldoria che durante l’anno forse negano a loro stesse. Sembra l’ora d’aria dei carcerati. All’alba sembrano tutte cenerentole, quelle del giorno dopo; mentre la sera prima gioivano ubriache con lo spogliarellista di turno.
La festa della donna, per quella che è la nostra visione della vita, è tutti i giorni, tutti i minuti, tutti i secondi, sempre. La donna è il centro del mondo, è la base della vita, è il perno centrale dell’universo. E questo dobbiamo imprimerlo nella mente, dobbiamo insegnarlo ai nostri figli in modo che siano in grado di insegnarlo ai propri figli. La donna non ha bisogno di essere messa alla pari dell’uomo, la donna non solo è alla pari ma è superiore in tante e tante situazioni della vita. Basta parlare di quote rose, fucsia, gialle o rosse, basta. Che sia ogni giorno la festa della donna, delle nostre madri, figlie, sorelle, amiche e complici. Rose, mimose o qualsiasi altro fiore, dinanzi alla donna sono fiori che si specchiano in un fiore.
A tal proposito abbiamo raccolto le testimonianze di Carmen Tommasi giornalista, Silvia Famularo giornalista, Catena Fiorello scrittrice, Giovanna Politi poetessa e scrittrice e di Graziella Lupo Pandinelli consulente filosofico.
Abbiamo chiesto a queste donne con la D maiuscola di esprimere il loro punto di vista su questo 8 marzo che comunque, per sempre, nella storia della donna, rimarrà una data chiacchierata. Le ringraziamo per la gentilezza con cui hanno accolto il nostro invito.
Catena Fiorello: “Non piace a tutte. Molte non si sentono rappresentate. Alcune denotano mancanza di un senso adeguato alla mission. E non hanno tutti i torti. Ma, a pensarci bene, a me la giornata dell’8 Marzo non dispiace. Una pausa, un frammento, un piccolo tassello senza il quale una piccola fiammella verrebbe meno. E non ho detto che senza questa ricorrenza rimarremmo al buio; ma è pur sempre un’occasione per celebrarci, nel resto dei giorni che a noi dovrebbero essere dedicati. Tanti. Per tutte le donne che offrono il meglio di sé, o quello che possono, ma non lo fanno vedere. Per pudore, discrezione, indole e saggezza. A me l’8 Marzo non dispiace anche perché odora già di primavera; se alzi gli occhi, il cielo prende un colore diverso da quello dell’inverno, nell’aria i pollini cominciano a diffondersi, e i capelli delle donne si scompongono disordinati assecondando il vento tiepido. Sono belle le donne con i capelli arruffati. Sembrano bambine che non vogliono crescere; ma fa male sapere che a qualcuna di noi i capelli non li scompiglia il vento, ma una mano senza pietà. Lì, cessa di soffiare, e restano per terra solo le nostre lacrime. Non fateci piangere più. Buon 8 Marzo a tutti”.
Silvia Famularo: “Anni fa a chi mi chiedeva cosa pensassi della festa della donna rispondevo che mi sembrava avesse perso di significato in quanto, in questo giorno non sventolava più la bandiera della libertà ma un perizoma maschile. Ora ho cambiato idea e dico: festeggiamoci ragazze di ogni età, festeggiamoci e difendiamoci e non per un giorno solo, ma tutti i giorni”.
Carmen Tommasi: “Otto marzo, la Festa della Donna, un giorno che, però, dovrebbe essere come tanti altri, perché si è donne ogni istante, ogni giorno e ogni mese dell’anno. Donne che amano, che soffrono, che lottano, che emergono, che invidiano, che lavorano, che sognano e che danno alla vita coloro che rappresentano il futuro. Un augurio a tutte le donne allora, e non solo perché oggi è 8 marzo, ma per tutti i 365 giorni dell’anno, che siano tutti ricchi d’amore e di speranza”.
Giovanna Politi ha voluto scrivere dei versi per descrivere quello che è il suo universo femminile e quello che l’amore rappresenta, quel sentimento che merita ogni donna, quello che ogni uomo dovrebbe donare:
“E lui si era estasiato al solo scorgere, dalla porta socchiusa, il viso di lei, languidamente assorto in un pensiero stupendo… Lei che racchiudeva nella sua anima lo stesso mistero della sfera di cristallo, luminosa, rotonda, fragile, trasparente, forte ma vulnerabile… Lui avrebbe sempre fatto in modo di sfiorarla nei pensieri, accarezzarla con le parole, nutrirla con l’amore. Era la sua donna!”.
Graziella Lupo Pandinelli: “Intanto, non è una festa. Ogni cosa, come ogni evento e quindi ogni persona, esige di essere riconosciuta e il primo modo per farlo è nominarla con il nome proprio. L’8 marzo non è una festa, ancor meno la festa della donna! Si tratta di una data indicata come giornata internazionale della donna, per fare memoria delle condizioni di violenza, di oltraggio e di mutilazione in cui sopravvive l’universo femminile su questo nostro pianeta e costruire cambiamento. Cominciamo ricordando con il corpo, di donna e di uomo, di lettrice e di lettore, e nominiamo a voce alta questo 8 marzo 2013, giornata internazionale della donna. Internazionale perché ci spinge ad osservare le donne in una geografia dilatata, nel mondo, oltre le ammuffite mura domestiche dove ciascuna assume il ruolo che le viene conferito e per ciò stesso smette di esistere. Le donne africane e le donne italiane, le donne di Nairobi e le donne di Milano, insieme coinvolte nella memoria del passato e in una visione del futuro che le veda presenti nel presente. Giornata sta per tempo delle Donne. E il tempo delle donne ha inizio per tutte nell’istante in cui ciascuna, o una soltanto, sceglie di sottrarsi alla unica unità di misura con la quale viene calcolata, punita o guardata: il maschio. Non è la giornata in cui, diversamente, la donna si offre come carnale e voluttuosa eucaristia sull’altare delle smodate intemperanze maschili; non è la giornata in cui, al giallo idiota di una mimosa porto da una mano di maschio (la stessa che la sera prima con uno schiaffo o un piacere strappato ha violato la femminilità) ci si prostra come cenerentola vuota. È il tempo più incarnato, in una voce cosmica e in una precisa data, in cui le donne si riconoscono riflesse nel volto della madre, dell’amica, della figlia e rinnovano il femminile patto di sorellanza per aprirsi al divenire. L’8 marzo sia silenzio e incontro, ribellione e abbraccio, sovversione e carezza, sia soprattutto presenza di ciascuna Donna a se stessa.
*Donna divieni ciò che sei. (F. Nietzsche)*
Divieni ciò che sei, con il rifiuto di ciò che il maschio ti impone di essere: oggetto di piacere. Divieni ciò che sei, con la disobbedienza a ciò che il sistema economico vuole fare del tuo corpo: strumento di esperimenti commerciali. Divieni ciò che sei, con il sottrarti a ciò che la specie ti imprime di diventare: macchina di mera procreazione. In questo nuovo 8 marzo dell’anno 2013, Donna divieni ciò che sei”.
Chiudiamo con il nostro invito ed augurio a tutte: “Il nostro pensiero è: festeggiate e festeggiatevi tutti i giorni e non l’8 Marzo, che sia sempre l’8 Marzo”.
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