Il veganismo è un movimento filosofico basato su uno stile di vita fondato sul rifiuto – nei limiti del possibile e praticabile – di ogni forma di sfruttamento degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo). Questo dice Wikipedia.
E soprattutto lo dice Watson, il fondatore di questa filosofia di vita. Da più parti, però, si mormora che in realtà si tratti di un movimento formato da persone quanto meno esaltate, quasi una setta chiusa e arcigna che esalta sé stessa, e tratta con sufficienza ed estremismo tutti coloro che non concordano con le loro idee.
Da qualche tempo il fenomeno, soprattutto per quel che attiene l’alimentazione, è cresciuto in percentuali notevoli, ma per alcuni questo incremento è da considerarsi solo una moda che come tale si esaurirà col tempo e con il naturale cambio di rotta del costume. In realtà grazie anche alle piazze virtuali è abbastanza facile avere consapevolezza di alcuni principi che regolano certe scelte, e farsi un’idea.
Proprio attraverso il web e poi di persona abbiamo conosciuto, tra gli altri, una cuoca vegan, una signora che al rispetto animale sta dedicando tutta la sua esistenza. È di Vicenza, si chiama Antonella Roana, e cura su Facebook una pagina molto interessante dove propone ricette varie, con dovizia di particolari sia nel procedimento dell’elaborazione dei cibi sia nelle foto con cui accompagna le sue ricette. Con lei facciamo una chiacchierata che regala molti spunti di riflessione.
Da quanti anni è vegan?
Io e mio marito siamo vegan da oltre 5 anni. Prima ce ne sono stati altrettanti da vegetariani, purtroppo per ignoranza ci mancava il passo logico successivo che è venuto più tardi.
Da quale punto è nato il suo percorso?
Diventare vegan è stata per me una logica conseguenza del mio infinito amore per gli animali umani e non umani. Da molti anni mi occupavo di volontariato con gli animali d’affezione, avvicinandomi quindi ancor più alle creature vittime di ogni sopruso immaginabile, sono arrivata ad un amore e ad una consapevolezza più profondi. In contemporanea ho sempre amato cucinare, cosa che faccio dall’eta’ di 8 anni. Il percorso d’amore non poteva che arrivare al veganismo.
Il cibo è sapore, odore, ricordi e tradizione. Che cosa si può trovare di tutto questo nella cucina vegan?
Il cibo è parte della nostra storia personale, siamo il cibo che ci ha cresciuti, il profumo dei piatti di famiglia, le chiacchiere con gli amici attorno ad un tavolo imbandito. Ogni famiglia ha i piatti dedicati alla festa, ai giorni speciali. Ricordo la pasta fatta a mano da mia nonna, col famoso “bigolaro” quando era domenica e ci si ritrovava con i parenti, o le lunghe polente preparate nel paiolo di rame lentamente. Ecco lì è nato il mio amore per la cucina. Nei miei piatti riporto tutto questo, perché è tutto quel che sono. L’amore per la condivisione, l’uso dei prodotti della nostra terra, la cura nel prepararli. Spesso ripropongo piatti della tradizione rivisti in chiave veg perché credo che possano diventare essi stessi tradizione, forse non oggi, ma perché no, per le future generazioni.
Quali sono gli ingredienti cardine della cucina veg?
La cucina vegana è basata su alimenti semplici. Legumi, cereali, frutta, verdure, semi e frutta secca ma anche prodotti diversi che son entrati di diritto nel nostro modo di cucinare. Parlo del seitan, del tofu o del tempeh, di tradizione orientale. Il meglio di ogni cultura si ritrova sui nostri fornelli per piatti pieni di sapori. Ovviamente diamo preferenza alla qualità, a prodotti stagionali e possibilmente locali, nel pieno rispetto della natura.
Parliamo delle sostanze nutrienti. Molti vi accusano di trascurare l’aspetto sanitario della scelta, e le relative carenze che gli organismi umani possono subire rinunciando a mangiare carne, ad esempio.
Molti falsi miti sulla scarsa qualità nutrizionale dell’alimentazione senza derivati animali stanno fortunatamente cadendo. Finalmente alcuni medici cominciano a fare informazione corretta e a sostenerci. Nella nostra alimentazione non manca nulla, dalle proteine alle vitamine, dal ferro al calcio, dagli omega 3 e 6, ai micronutrienti che ci permettono di vivere serenamente e in salute. Assumiamo un solo integratore vegetale che è una vitamina, la B12. Normalmente un onnivoro l’assume tramite la carne non perché prodotta dagli animali ma perché gli stessi vengono “integrati”, per così dire, con medicinali a base di questa vitamina. Quindi cosa c’è di male in un’integrazione naturale come facciamo noi? Per il resto, sportivi di tutte le discipline in ogni parte del mondo sono vegan, lo sono anche molti donatori di sangue. Certo, bisogna informarsi e alimentarsi in modo vario e corretto, cosa che generalmente chi affronta questa scelta fa. Come esiste fra gli onnivori chi mangia solo un alimento per preferenza o pigrizia, così può accadere ad un vegano. Entrambi incorrerebbero in carenze, ma non a causa del tipo di alimentazione.
Molti restano basiti per la vostra scelta di non consumare latticini
Abbandonare i latticini è certamente la parte più difficile del passaggio da vegetariano a vegan. Per produrre latte la mucca deve essere forzatamente ingravidata. Il vitello le viene tolto appena nato e separato per sempre da lei, che lo cerca per giorni. Intanto il latte le viene rubato per produrre formaggi e il piccolo, insieme ad altri cuccioli, viene alimentato con latte in polvere e reso anemico (la vitella bianca). Il suo stomaco infatti non conoscerà mai l’erba perché a pochi mesi verrà ucciso per farne fettine. La vita della mucca, che può arrivare in natura a superare i 20 anni, si riduce ad un massimo di 4. Lo sfruttamento con le continue gravidanze, le mastiti, la forzata prigionia la riduce all’ombra di sè stessa e, quando la produzione cala, viene mandata essa stessa al macello. Se cercate in rete “mucca a terra” vedrete la condizione in cui arrivano queste creature, incapaci di reagire e di camminare, caricate su camion dirette alla morte. Quindi, il latte non è esattamente così indolore.
Una mamma vegan come può alimentare il suo bimbo neonato?
Sono molte ormai le vegane con figli che vengono svezzati fin da subito con un’alimentazione ad hoc. Si incentiva ovviamente l’allattamento naturale fino al possibile. Le pappe poi son composte da farine di cereali con brodo, come per tutti i neonati, con l’introduzione graduale di tutti gli altri alimenti vegetali. Sono disponibili molti libri dedicati allo svezzamento vegano e anche in rete son reperibili ottime fonti informative. Se si trova poi un pediatra in grado di seguire le mamme nei primi periodi, la situazione diventa ottimale. Conosco bimbi veg e devo dire che viene spesso riferito che si avvicinano ai massimi percentili di crescita come e più di bimbi onnivori.
Non è facilissimo trovare prodotti veg nei supermercati? Perché?
La reperibilità dei prodotti veg sembra non essere facile nei normali supermercati. Ma non è così se consideriamo le basi: cereali, legumi, frutta, verdura, semi e frutta secca. Anche un discount è in grado di assicurare questi prodotti. Se poi parliamo di seitan tofu e tempeh, o di alghe o altri alimenti particolari questo sì, è più complesso. Il mercato però ormai sta “cavalcando l’onda” del veganismo per proporre, e non lo trovo personalmente sempre positivo, cibi per vegan anche nella grande distribuzione. Una pasta e ceci non è forse vegan? Dobbiamo rivedere le nostre richieste, e ci accorgeremo che una buona parte dell’alimentazione italiana è naturalmente senza derivati animali.
La difesa della vita è una scelta etica. E la vita delle piante non vi interessa? Sono figlie di un dio minore?
La difesa della vita è una scelta etica. Chi decide di usare un’alimentazione senza derivati animali per salute non è vegan, a mio modo di vedere. Rispettabile la sua posizione, ma non la definizione di vegan. Veniamo spesso accusati di fare “stragi” di vegetali. Questo ci fa sorridere per diversi motivi. In primis non ci risulta che le piante abbiano un sistema nervoso nemmeno lontanamente paragonabile a quello animale. Ammesso per assurdo che lo avesse, provate a pensare a quanti vegetali vengono dati agli animali per produrre una minima quantità di proteine, e vi renderete conto in fondo che i vegani “uccidono” molti meno vegetali degli onnivori. Ci sono però posizioni che si spingono oltre. Se consideriamo le piante con frutto (pomodori, melanzane, zucchine, tutti i frutti), l’asportazione dello stesso non le uccide. Comunque sia, come vegan, le piante così come l’ambiente sono per noi degni del massimo rispetto e figli dello stesso dio, ovvero di Madre Terra. Siamo tutti in cammino sulla medesima strada.
Concludiamo parlando del suo percorso futuro. Quali sono gli obbiettivi a breve e lungo termine?
Il futuro sarà sempre puntare alla fine della sofferenza per ogni creatura vivente. Ma certo per ora questo si chiama sogno. Con la nostra associazione puntiamo a fare corretta informazione, come molti altri amici sulla stessa lunghezza d’onda, a dare le basi per un veganismo realizzabile, pratico, etico. Proponiamo corsi di cucina di base e conferenze con medici in varie discipline, con teorici/filosofi, appuntamenti con cene aperte a tutti per poter avvicinare questo misterioso mondo del veganismo all’uomo della strada. Il mio sogno nel cassetto? Un villaggio vegan aperto a tutti, con spazio per i ragazzi, con un orto comune o laboratori per le scuole; una città aperta dove l’unica regola all’ingresso sia il rispetto delle vite, tutte. Il rispetto di tutte le forme di vita.
Appunto. Meditiamo.